Spagna, Sergio Martin racconta la vita sulla sedia a rotelle: “È peggiore di prima ma ora sogno di tornare in bicicletta e imparare a godermela”
La vita dello spagnolo Sergio Martin è cambiata per sempre i 7 marzo 2023. L’ex corridore spagnolo, allora 26enne della Caja Rural-Seguros RGA, si schiantò contro un’auto mentre si allenava sulla sua bici da cronometro vicino alla sua abitazione di Galapagar, comune nella provincia autonoma della capitale. Da allora, dopo un periodo di degenza in ospedale a Toledo, non è più tornato a camminare a causa di una lesione al midollo spinale che lo ha lasciato su una sedia a rotelle. Ora, a quasi un anno da quel tremendo evento, ha deciso di dare qualche aggiornamento riguardo al proprio stato di salute in un’intervista rilasciata al Diario de Navarra.
Alla prima domanda su come sia la sua vita ora, la risposta è subito malinconica: “Beh, diversa da prima. Peggiore, a dire il vero. Ma la mia battaglia è renderla migliore“. Il cambiamento è stato traumatico, proprio quando era riuscito a ritagliarsi un posto tra i professionisti: “Quell’incidente in allenamento mi ha cambiato completamente la vita. Ora mi sto adattando a questo nuovo modo di vivere, sempre con l’ottimismo che tutto andrà bene, e al meglio”.
Ormai le speranze di recupero sono quasi nulle: “Ho avuto una lesione al midollo spinale – aggiunge – e tra queste è la più grave e non si sta riprendendo. Se non recuperi nulla nel primo anno, è molto difficile riuscirci in seguito. So che devo adattarmi a questo nuovo modo di vivere. Ma sono ottimista riguardo alla ricerca. Sembra che la scienza stia andando bene, stia andando velocemente e ci siano progressi che possono migliorare leggermente la qualità della mia vita. È un futuro a medio-lungo termine e me lo tengo stretto. E se no, mi impegno a rendere la mia vita quotidiana la migliore possibile con la mia famiglia, facendo sport, con le persone che mi sostengono…”.
Non è facile per lui trovare ora nuovi obiettivi: “Ho due sogni ora. Uno è tornare in bicicletta ad un certo punto della mia vita, e per ora non ci riuscirò. L’altro è imparare a godermi la vita in questo modo, su una sedia a rotelle. E questo può essere collegato al ciclismo o alla pratica dello sport in un altro modo”. Il supporto della sua ex squadra, la Caja Rural, è ancora importante: “Mi hanno trattato meravigliosamente, come uno di loro, fin dal primo giorno. La risposta della squadra è stata la migliore e direi che è quello che bisogna dare, anche se normalmente non succede. Mi sento super supportato dalla Caja Rural”.
La sorte ha voluto che pochi mesi fa anche il suo compagno Josu Etxeberria sia stato investito, ma per fortuna non ha riportato ferite gravi: “All’epoca mi incoraggiò moltissimo. Quando ho sentito la notizia ho pensato che il tuo caso sarebbe stato come il mio, ma per fortuna non è stato così. Josu è un tipo duro, ha la testa dura e supererà tutto ciò”.
L’aspetto più frustrante della nuova condizione è dover affrontare la pietà delle persone: “Adesso c’è gente che ti dice: poverino, hai bisogno di aiuto? No, non ho bisogno di aiuto. Ho avuto un incidente, mi sono rotto la spina dorsale e ora sono su una sedia a rotelle. Se ho bisogno di qualcosa, lo chiedo. Ma non mi piace causare tristezza perché sono su una sedia a rotelle, neanche lontanamente. I circuiti del vittimismo non mi si addicono e penso che non vada bene per le persone che hanno questo problema. Sono su una sedia a rotelle e basta. Ma continuo a vivere e voglio continuare a fare cose”.
Infine, un monito a chi non guida responsabilmente: “Hai molto da perdere e molto poco da guadagnare. Poiché è molto improbabile che ti accada, non ci pensi e non pensi alle sue conseguenze. Viviamo in una società abituata a correre rischi inutili. Non ne vale la pena“.
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